Il primo "Cantico" di Francesco

 

testo alternativo

(Il rifacimento dello scritto è opera dell'amanuense Cristina La Porta)

 

Un canto di lode di Francesco, ancora quasi sconosciuto, è la sua «Esortazione alla lode di Dio» («Exhortatio ad laudem Dei»), autentico abbozzo del «Cantico di frate Sole», versi sciolti in lingua latina che il santo, «di propria mano», scrisse su una tavola di legno anteriormente al 1219 (1213?), presso il «locus» l'Eremita degli Arnolfi (Eremo di Cesi/Portaria, Terni).

 

EXHORTATIO AD LAUDEM DEI

(In corsivo sono poste le parole che frate Francesco ha cambiato o ha aggiunto nelle citazioni prese dalle Sacre Scritture o dai testi liturgici).

  1. Timete Dominum et date illi honorem (Apoc 14,7).
  2. Dignus est Dominus accipere laudem et honorem (cf. Apoc 4,11).
  3. Omnes, qui timete Dominum, laudate eum (cf. Ps 21,24).
  4. Ave, Maria, gratia plena, Dominus tecum (Lc 1,28).
  5. Laudate eum caelum et terra (cf. Ps 68,35 - Ps Rom).
  6. Laudate omnia flumina Dominum (cf. Dan 3,78).
  7. Benedicite filii Dei Dominum (cf. Dan 3,82).
  8. Haec dies quam fecit Dominus, exsultemus et laetemur in ea (Ps 117,24 - Ps Rom). Alleluia, Alleluia, Alleluia! Rex Israel! (Joa 12,13).
  9. Omnis spiritus laudet Dominum (Ps 150,6)
  10. Laudate Dominum, quoniam bonus est (Ps 146,1); omnes qui legitis haec, benedicite Dominum (Ps 102,21 - Ps Rom).
  11. Omnes creaturae benedicite Dominum (cf. Ps 102,22).
  12. Omnes volucres caeli laudate Dominum (Dan 3,80; cf. Ps 148,7-10).
  13. Omnes pueri laudate Dominum (cf. Ps 112,1)
  14. Juvenes et virgines laudate Dominum (cf. Ps 148,12).
  15. Dignus est agnus, qui occisus est, recipere laudem, gloriam et honorem (cf Apoc 5,12).
  16. Benedicta sit sancta Trinitas atque indivisa Unitas.
  17. Sancte Michael Archangele defende nos in proelio.

 

Traduzione:

ESORTAZIONE ALLA LODE DI DIO

  1. Temete il Signore e rendetegli onore!
  2. Il Signore è degno di ricevere lode e onore.
  3. Voi tutti che temete Dio lodatelo!
  4. Ave Maria piena di grazia, il Signore è con te.
  5. Lodate Lui, cielo e terra.
  6. Lodate il Signore, o fiumi tutti.
  7. Benedite il Signore, o figli di Dio.
  8. Questo è il giorno fatto dal Signore, esultiamo e rallegriamoci in esso! Alleluia, Alleluia, Alleluia, Re d’Israele!
  9. Ogni vivente dia lode al Signore!
  10. Lodate il Signore, perché è buono! Tutti voi che leggete questo scritto, benedite il Signore!
  11. Benedite il Signore, voi tutte sue creature!
  12. Voi tutti, uccelli del cielo, lodate il Signore!
  13. Tutti voi, fanciulli, lodate il Signore!
  14. Giovani e ragazze, lodate il Signore!
  15. Degno è l’Agnello che è stato immolato di ricevere lode, gloria e onore!
  16. Sia benedetta la santa Trinità e l’indivisibile Unità!
  17. S. Michele arcangelo, difendici nel combattimento!

 

Lo scritto risulta assente nella raccolta degli «Opuscola» di Wadding, Lemmens e Boehmer.
Solo molto recentemente, dopo essere stato oggetto di un particolare studio critico, è stato riconosciuto quasi unanimemente come autentico, e integrato, quindi, nelle nuove edizioni degli «Opuscola San Francisci».


L’autenticità

La lauda, assente nella «Editio princeps» di Luca Wadding del 1623, è presente nel primo volume (1625) dei suoi «Annales Minorum».

Nel frattempo l’illustre cronista irlandese era venuto in possesso del «Fasciculus Chronicarum Ordinis Minorum» di Mariano da Firenze († 1523), da cui ricavava la seguente informazione: «Le lodi qui riferite si trovano in una certa tavola posta come antipendio dell’altare della cappella di San Francesco nel luogo dell’Eremita, nella cappella piccola. Queste lodi le vidi io stesso scritte su detta tavola nella parete sinistra presso l’altare. Si dice che dette lodi le abbia scritte San Francesco di propria mano sulla detta tavola. Esse incominciano così (...)» .

Le cronache tramandano, inoltre, che sullo stesso antependio (o paliotto), sul quale aveva scritto i versi della lauda, Francesco «fece depingere varie Creature, Angeli, Putti, Ucelli, Arberi et altre cose simili».

 


- Convento de L'Eremita di Cesi/Portaria (Terni) -
"Cappellina di S. Francesco d'Assisi" (interno)

 

Quanto riportato da Mariano da Firenze è attestato da un anonimo teste oculare che, tra il 1484 ed il 1500 (precedente quindi a frate Mariano), descrive con precisione l’«antependium» in oggetto: «Infrascriptes sunt laudes, que erant in quadam tabula que erant pro pavimento altaris in cappella; quas laudes egomet dicitur s. Franciscus manu propria in dicta tabula. Que sic incipiunt, videlicet (...)».
I due cronisti, richiamandosi alla tradizione orale che i frati del luogo, non senza orgoglio, si tramandavano di generazione in generazione, sottolineano come le lodi in oggetto fossero state scritte dallo stesso Francesco: «ipse subscripsit» e non «scribi fecit» e «dicitur» («Francesco scrisse le stesse» e non «le fece scrivere» e/o «disse») (l’anonimo, proveniente dagli Abruzzi, non possedeva nozioni straordinarie di latino!).

É doverosa, inoltre, una precisazione.
Tommaso da Celano, nella sua «Vita prima», attesta: «Come i tre fanciulli nella fornace invitavano tutti gli elementi a lodare e glorificare il Creatore dell’universo, così anche quest’uomo [Francesco], pieno dello spirito di Dio, in tutti gli elementi e le creature non cessava di glorificare, lodare e benedire il Creatore e Reggitore di tutte le cose».
Lo stesso biografo, sempre nella «Vita prima», puntualizza: «[Francesco] trovandosi in viaggio, meditando e cantando Gesù, dimenticava il cammino e si dava a invitare tutte le creature alla lode di Gesù».

Giuliano da Spira, inoltre, nel suo «Officio ritmico» scrive: «Canta sue lodi e vuole / ch’altri pur canti lodi, / sue lodi al Salvatore; / e invita uccelli e bestie / ed ogni creatura / a lodare il Signore».

Molti sostengono che sia il Celanese che lo Spirense vogliano alludere al «Cantico di frate Sole»; essi parlano però di «lodare, benedire, glorificare il Creatore» non tanto per o a causa delle sue creature, bensì attraverso di esse e con esse; sembra più probabile, quindi, che i due si riferiscano all’«Esortazione alla lode di Dio».

Kajetan Esser, al fine di stabilire se Francesco possa essere, in realtà, l’autore della lauda, procedendo con l’osservazione critica del contenuto della stessa, giunge alle seguenti conclusioni:

1. Gli italianismi ai versi 3 e 15 mostrano che l’autore non conosceva perfettamente la lingua latina, parlava bensì un latino italianizzato: caratteristica questa tipica degli altri due autografi del santo.
2. L’autore si serve del «Salterio romano», che Francesco ha conosciuto e usato, come si evince dal suo «Officium Passionis» e da altri suoi «Opuscola».
3. Con tutta probabilità i testi dalla Sacra Scrittura, soprattutto quelli tratti dal Salterio, sono citati a memoria, e inoltre adattati al contenuto del canto. Evidentemente l’assisiate non aveva a disposizione un segretario esperto della Bibbia quando compose questa lauda; la presenza di tale esperto deve essere presupposta nel caso dei suoi scritti maggiori.
4. Nella lauda, 10 dei 17 versi, alla fine della frase, risultano essere senza «cursus» (andamento ritmico del periodo). Negli altri il «cursus» dipende prevalentemente dal modello biblico.
Anche qui si può rinviare alla tradizione manoscritta degli «Opuscola», nella quale i copisti posteriori hanno cercato di trasformare il latino impacciato del santo, in frasi terminanti con il «cursus».
Una simile rielaborazione non era qui però possibile, data la breve storia testuale dello scritto.
5. In quasi tutti i versi del canto è possibile indicare, senza difficoltà, dei paralleli con altri scritti di Francesco o un’affinità intrinseca con il suo mondo spirituale. La lauda, inoltre, risulta perfettamente in linea con gli altri canti di lode del santo, particolarmente con le «Lodi di Dio altissimo», anch’esse scritte di sua mano, e, per il suo carattere, con le «Lodi per ogni ora».
6. La lauda non mostra in alcun modo una costruzione logica. I versi stanno gli uni accanto agli altri apparentemente senza connessione. Anche ciò è tipico di alcuni canti di lode dell’assisiate, ad eccezione, forse, delle «Lodi delle virtù» e del «Cantico di frate Sole».

Di fronte a questi dati di fatto, è lecito domandarsi se un falsificatore avrebbe potuto appropriarsi, più tardi, di tutti questi elementi tipici di Francesco, per comporre il canto in oggetto.

Si dovrà concludere, quindi, che oltre ai testimoni esterni a noi noti, anche i criteri interni indicano l’apostolo umbro quale autore dell’«Esortazione alla lode di Dio».
Questa conclusione viene rafforzata dai versi 4, 8 e 17, che, nell’insieme del canto, appaiono autentici corpi estranei.

Nella tradizione locale, la lauda è posta in stretto rapporto con la costruzione-ricostruzione della chiesetta (ingentilita da una «miracolosissima Immagine di Maria sempre Vergine dipinta in tavola» ). Ciò spiegherebbe più facilmente l’acclamazione: «Rex Israel» dopo il triplice «Alleluja» al verso 8: il Signore, re del suo popolo, entra nella sua casa! E l’Arcangelo Michele - per Francesco Angelo per eccellenza -, che nella pietà popolare del Medioevo «ottenne il primo posto delle milizie celesti», rimanda al verso 17.
Il verso 4, inoltre, sembra alludere all’anzidetta tavola riproducente la Vergine; scrive il domenicano Giacinto Lascaris, arcivescovo di Spoleto: «Sembra che s. Francesco sia giunto all’Eremita spinto dalla devozione di una immagine di Maria posta nell’oratorio benedettino» .
Si potrà quindi accogliere tranquillamente la lauda nella raccolta degli «Opuscola di S. Francesco», e vedere in essa un canto che, per lo stile e per il contenuto, ha conservato la sua genuina originalità.

 

Conclusioni

Sulla datazione di questa lauda non vi sono precisi punti di riferimento.
Luca Wadding sostiene che nel 1213 l’abate di Porta Reale - previa consenso del vescovo di Spoleto - abbia donato a Francesco il luogo dell’Eremita «con la selva contigua».

 


- Convento de "L'Eremita di Cesi/Portaria" - (Terni)

 

Aggiunge, inoltre, che qui il santo fece costruire una chiesetta in onore della beata Vergine, in tutto simile alla Porziuncola di Assisi.
Ritenendo dubbia la seconda affermazione (il preesistente oratorio benedettino era sufficiente ad accogliere i frati del romitaggio, almeno sino al 1230), è più verosimile l’ipotesi - accettando quanto asserito da un anonimo seicentesco - che l’apostolo umbro, «ottenuta la picciola chiesa», provveduto a un dignitoso restauro della stessa, lì accanto «cominciò à fabricarvi una Casetta, ò Capanna di legna e frasche». 
É probabile, quindi, che la lauda, come sopra accennato, sia in relazione alla riconsacrazione dell’altare della cappellina benedettina donata a Francesco. 

Certo è che lo stile semplice e modesto della composizione, nella quale si evince una certa goffagine, lascia intendere che essa possa essere una delle prime composizioni del poeta serafico.
Oltre ciò, come già accennato, viene usato il «Salterio Romano», sostituito intorno al 1223 dal «Salterio Gallicano».
Così la lauda dovrebbe aver avuto origine - a detta dei critici - prima del 1223 e, probabilmente, ancor prima del viaggio apostolico dell’assisiate in Oriente nel 1219.

Mentre del canto più famoso di Francesco, il «Cantico di frate Sole», non sappiamo quando venne per la prima volta fissato per iscritto, dal verso 10 dell’«Esortazione alla lode di Dio», risulta chiaro che esso venne già dall’inizio steso per iscritto. 

Gli italianismi e la libera applicazione delle citazioni bibliche, come anche la costruzione illogica, fanno intendere che i due testimoni rimastici sono effettivamente trascrizioni di un autografo del santo.

Malgrado la grossolanità dello stile e gli imprestiti dalla Sacra Scrittura, in questa composizione si ha, dunque, una testimonianza molto antica sulla preghiera di Francesco.
Essa mostra come il santo, nel pregare, si sentisse unito a tutte le creature: esse vengono tutte invitate a lodare e esaltare con lui il Signore, il Creatore. 
In futuro non si potrà assolutamente prescindere da questo scritto nell’interpretazione del «Cantico di frate Sole».
Potrebbe infatti servire da chiave interpretativa del «per» polisenso di quel «Cantico»
Qui, ad ogni modo, Francesco non loda il Creatore per o a causa delle sue creature, bensì attraverso di esse e con esse!

Riguardo alla terminologia, questa lauda ha ben poco di originale: quasi tutte le frasi sono tratte dalla Bibbia o dalla liturgia ecclesiastica; ma la loro originale composizione permette di gettare uno sguardo profondo nel mondo spirituale del poverello di Dio.