Tommaso da Celano: Trattato dei miracoli

 

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Benché possa essere considerato come un complemento della Vita seconda, il Trattato dei miracoli, che - dietro pressioni soprattutto di Giovanni da Parma - Tommaso da Celano portò a termine verso il 1252 1253, ha pure dei precisi valori e significati autonomi e nuovi.

Un valore e un significato, anzitutto, di glorificazione, non solo di Francesco stimmatizzato, ma del Movimento religioso da lui suscitato.
Calata in un contesto pregnante di misteriosi presagi, la glorificazione dei «due Ordini» religiosi fondati dal santo (ma con omissione forse non casuale del «terzo»), è protesa verso la rivendicazione di una loro «tanto celebrata che famosa missione» nella Chiesa e nella società cristiana.

Questi accenti palesano probabilmente l’immanenza, nel Trattato, di alcune attenzioni e preoccupazioni di Giovanni da Parma, ministro generale.

Un valore e un significato, inoltre, documentario: di costatazione della diffusione del culto di Francesco, attorno alla metà del sec. XIII, in tutta Europa e nel vicino Oriente; di chiese francescane costruite o in costruzione; di immagini di Francesco stimmatizzato: «il tutto in riquadri che richiamano da vicino le tavolette votive dei santuari, ripiene di accidentata, sofferta, talvolta polemica presenza, in scene di lavoro febbrile e di invocazioni devote».

Scomparso di circolazione in seguito al decreto capitolare del 1266 - e dubitato perfino della sua esistenza -, il Trattato dei miracoli ci è stato restituito, fortuitamente, soltanto nel 1899, in un unico manoscritto, che, edito dapprima dal bollandista F. van Ortroy, servì agli editori di Quaracchi per la loro edizione.

 

TOMMASO DA CELANO: TRATTATO DEI MIRACOLI