I Fioretti

 

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Intessuti dei motivi più puri e idealizzati del francescanesimo, i Fioretti s'impongono soprattutto per la schiettezza della lingua parlata, per il candore del sentimento religioso, per le parole altissime del magistero morale del poverello, ma risentono di una mutata temperie spirituale; e, particolarmente negli ultimi capitoli, rivelano presenti i motivi caratteristici della letteratura degli Spirituali, anche se raramente in termini esacerbati.

Sottolinea Stanislao da Campagnola:
«Principiando con il primo proselitismo francescano, essi offrono - senza alcuna pretesa cronologica, senza un ordine prestabilito e senza una tesi da dimostrare -, le conversazioni di Francesco con alcuni dei suoi più noti compagni (Bernardo, Elia, Egidio, Leone, Masseo, Chiara, Rufino, Silvestro, etc.), da cui sgorgarono i più alti insegnamenti francescani (la perfetta letizia, la povertà, l'amore per le creature, la predica agli uccelli, il lupo di Gubbio, etc.).
I capitoli finali contengono invece le storie degli Spirituali marchigiani (Corrado d’Offida, Giovanni della Penna, Giovanni della Verna, Iacopo da Massa, etc.), in un contesto storico più direttamente sotto influsso spiritualistico.
In un solo capitolo, tuttavia, la polemica traspare evidente, ma si tratta di pagine discusse poiché tolte quasi di peso dalla “Cronaca” o “Storia delle sette tribolazioni dell'Ordine dei minori” di Angelo Clareno»
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Spesso, nella loro tradizione manoscritta, i Fioretti sono seguiti dalle Considerazioni sulle stimmate di s. Francesco, un trattatello in volgare, che risale ad altre fonti orali francescane, per ricollegarsi alla Leggenda maggiore di s. Bonaventura.

 

I FIORETTI