Bernardo di Quintavalle di Assisi

 

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Viveva in Assisi un uomo famoso, «di fede molto illuminata», chiamato Bernardo di Quintavalle di Berardello, giovane tra i più nobili, ricchi e assennati del contado, addottorato nell'uno e nell'altro «jure» (civile ed ecclesiastico), presso lo studio di Bologna, tanto che tutta la città dava ascolto ai suoi consigli.

«Questo signor Bernardo - narrano le cronache - cominciò a rimuginare dentro di sé il cambiamento di Francesco: erano quasi due anni che vedeva quello "strano" giovane girovagare per le strade della città, disprezzando ogni realtà mondana e sopportando pazientemente le avversità, facendo addirittura degli insulti un motivo di gioia, mentre la gente lo considerava uno stolto e un lunatico.

Dopo molte riflessioni, mosso da Dio, Bernardo invitò a cena Francesco nel suo austero palazzo, sperando di poterlo trattenere anche l'intera notte, apprestandosi in tal modo a osservare meglio se era pazzo o un santo.
A tale scopo aveva fatto preparare in una stanza due letti, uno per sé e l'altro per il suo ospite. E là, finito di cenare, si ritirarono entrambi per dormire.

Il beato Francesco fece credere di essere molto stanco e di desiderare di fare una bella dormita, ma lo diceva con l'intenzione di alzarsi a pregare quando il signor Bernardo si fosse addormentato.

Questi, a sua volta, a bella posta e in men che non si dica, finse di essere immerso in un sonno profondo, respirando e russando sonoramente.

Francesco, credendo ch'egli dormisse davvero, si alzò, e con le mani levate, volto e anima rivolti al cielo, pieno di ardore, profondendosi in lacrime, non si stancava di ripetere lentamente, con devozione, queste parole: "Deus meus et omnia! Dio mio Tu sei tutto!".

Così quasi l'intera notte, senza pronunciare altro.

Il signor Bernardo lo contemplava umilmente e devotamente, alla luce di una torcia accesa nella stanza.
Pensava: "La divina sapienza si prepara a fare grandi cose per mezzo di quest'uomo semplice e senza istruzione, a rinnovamento e salvezza degli uomini".

Il signor Bernardo andava meditando questi pensieri con umile sentire se medesimo, tutto attribuendo a Dio e ringraziandolo con ammirazione e pietà.
Il signor Bernardo si alzò al mattino e, pieno di fervore, disse a Francesco: "Fratello Francesco, ho deciso di lasciare totalmente il mondo e di seguirti, facendo tutto quello che mi comanderai".
Al che Francesco, esultando di gioia, rispose: "Signor Bernardo, l'impresa è così ardua che occorre chiedere consiglio a Dio stesso. Andiamo dunque in chiesa. La c'è un buon sacerdote: sia lui a indicarci, aprendo tre volte il libro sacro, che cosa dobbiamo fare".

Stavano andando nella chiesa di S. Nicolò, quando Francesco gli propose: "Prima sentiamo Messa, poi staremo in preghiera sino a metà del mattino, perché il Signore ci manifesti la sua volontà".
E così fecero.

Francesco ricercò quindi quel sacerdote e lo pregò di aprire il messale.
Il sacerdote, tracciato su di esso il segno della croce, lo aprì e venne fuori questo testo: "Se vuoi essere perfetto, va, vendi quanto possiedi, danne il ricavato ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo" (Mt. 19,21); "Non portate niente durante il viaggio…" (Lc. 9,3) "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la croce e mi segua" (Mt. 16,24).
Udito questo, Francesco esclamò: "Ecco il consiglio del Signore. Va, dunque, e mettilo in pratica!".

Subito il signor Bernardo vendette tutti i suoi beni, di notevole valore, andò con Francesco nella piazza di San Giorgio e distribuì il ricavato ai poveri.
Francesco gli pose quindi un abito povero come il suo»
(Vita di frate Bernardo dai Quintavalle, il primo che entrò nell'Ordine, in Analecta Franciscana, Quaracchi 1907, III, 35 e ss.).

- Cappellina di Bernardo di Quintavalle,
edificata ov'era la camera del frate, che accolse
l'amico Francesco -
(Assisi - Palazzo Sbaraglini)

 

Era il 16 aprile 1208.
In quel giorno nasceva l'Ordine francescano con Francesco e Bernardo e con un terzo giovane, che volle unirsi loro con pronta devozione: Pietro Cattani (di Catanio), anch'egli «dottor di leggi» (civili ed ecclesiastiche) e canonico della cattedrale.

Quando arrivarono ad essere in quattro (il quarto fratello fu Egidio), Francesco li istruì, confermandoli in quella scelta evangelica.
Ampliando quindi l'orizzonte apostolico, li pose su strade che conducevano a varie parti d'Italia.

Bernardo, in compagnia di Pietro Cattani, fu inviato a Bologna, la città più colta d'Italia, la citta-università, famosa, appunto, per il suo studio.

Bernardo fu inviato ad esercitare l'umiltà, proprio là dove divenne dottore «in utroque jure» (diritto civile ed ecclesiatico).
Prima dottore, adesso maestro pratico della teologia della Croce, frate Bernardo avrebbe così dato inizio, sottolinea Arnaldo Fortini, «al contrasto francescano tra la scienza e l'umiltà».

Giunto a Bologna, frate Bernardo, pensò che era quella la migliore occasione per imitare Francesco in ciò che è più costoso e importante della rinuncia alle ricchezze: perdere il proprio io nel disprezzo di sé, per amore di Colui che per noi volle essere trattato come un mentecatto.
Così il cavaliere e notabile di un tempo volle farne la prova, andando diritto alla piazza principale.

Nel vederlo in quello stato, con l'abito rozzo e logoro, i ragazzini si facevano beffe di lui e lo ingiuriavano, come se si trattasse di un folle. Ai ragazzini si aggiunsero presto certi giovanotti insolenti.
Frate Bernardo, deriso, strattonato da ogni parte, coperto di terra e sassi, non si lamentava, né perdeva la calma: per tutta risposta sorrideva beato, senza proferire parola.
La prova gli piacque, e così tornò sulla piazza per vari giorni a ripetere la stessa scena.

Quella strana condotta fu notata da un certo Nicolò di Guglielmo di Pepoli, savio dottore in legge, il quale esclamò: "E' impossibile che quest'uomo non sia un santo!".
Avvicinatosi a frate Bernardo, gli chiese chi fosse.
Bernardo, tratta dal saio la breve Regola scritta da Francesco, la mostrò al curioso dottore.
Come l'ebbe sfogliata, Nicolò rimase stupefatto e, preso dall'ammirazione, disse a quanti gli erano accanto: "Questo è realmente lo stato più perfetto che esista oggi nel mondo, e pecca chiunque tratti male questo santo frate!".
Poi, rivoltosi a Bernardo, lo invitò nella sua casa.
Bernardo accettò con gioia.
Da quel momento, assicura il Fortini, «Nicolò diventò padre e speciale difensore dei frati minori; egli stesso entrò nell'Ordine e morì in fama di santità».

Da allora, frate Bernardo iniziò ad essere apprezzato e onorato nella città, tanto che, temendo per quella vana gloria, egli lasciò Bologna per tornare ad Assisi.

Riabbracciato Francesco, disse lui: "Padre, la fondazione in Bologna è cosa ormai fatta. Inviaci ora altri frati, poiché io temo di perdere là più di quanto non vi guadagnerei".

Più tardi, Francesco lo inviò a Firenze, in compagnia di frate Egidio.
I due frati giunsero a Firenze nel bel mezzo di una gelida notte.
Domandarono alloggio, ma nessuno li volle accogliere.
Imbattutisi in una locanda, chiesero di poter dormire sotto il portico, in un angolo, vicino al forno.
La padrona, pur titubante, acconsentì; ma tornato il marito, i due furono cacciati come cani randagi.
Prima dello spuntar del giorno Bernardo ed Egidio si diressero alla chiesa più vicina.
Ed ecco che anche la locandiera raggiunse la stessa chiesa, e nel trovarli immersi in devota e umile preghiera, dedusse: "Se fossero banditi o furfanti, come asseriva mio marito, certo non si troverebbero qui, a pregare con tanta devozione!".
In quel mentre entrò un signore di nome Guido, che cominciò a distribuire elemosine ai mendicanti che là si trovavano.
Stava dando qualcosa anche ai due frati, ma essi rifiutarono. "E' vero - disse dolcemente Bernardo -, siamo anche noi poveri, ma per nostra scelta. Avevamo nostri beni e li abbiamo distribuiti ai poveri, seguendo il consiglio di nostro Signore Gesù Cristo. Per tale ragione non possiamo accettare il tuo denaro".
Il buon Guido, presili allora come ospiti nella sua casa, offrì loro un terreno, per innalzarvi una piccola dimora minoritica.
Anche la moglie dell'oste, visto e udito tutto questo, offrì loro, come alloggio, la propria locanda. Ma essi continuarono nella loro evangelica vita errante, e poco tempo dopo fecero ritorno ad Assisi.

Più tardi (tra il 1213 e il 1214), frate Bernardo sarà uno di quei compagni che, con Francesco, partirono per raggiungere il Marocco, attraverso la Spagna.
Giunti nella Navarra, in un borgo chiamato Roccaforte, a poca strada dall'attuale città di Sangüesa, Francesco trovò un poverello infermo, al quale avendo compassione, disse a frate Bernardo: "Figliuolo, io voglio che tu rimanga qui a servire a questo infermo". E frate Bernardo, umilmente, inginocchiandosi e inchinando il capo, ricevette la obbedienza del padre santo e rimase in quel luogo; e santo Francesco con gli altri compagni andarono a Santo Jacopo (di Compostella).

E' tradizione costante che sia stato questo il primo convento spagnolo stabile dell'Ordine.
In tal senso, frate Bernardo, primo discepolo di Francesco, venne a essere anche l'iniziatore del suo primo convento.

Frate Bernardo di Quintavalle tornerà in Spagna.
Nel 1215, Francesco diede a frate Bernardo il permesso di andare a Santiago.
Quell'anno, nello scegliere i frati da destinare alle varie nazioni, il santo assisiate inviò in Spagna un nutrito numero di loro, ponendo come capo del gruppo frate Bernardo. Un'ulteriore prova della sua stima!
Stima che durò l'intera vita di entrambi.

Francesco, presso la Porziuncola, era all'epilogo della sua vita.
Jacopa dei Settesoli, nobildonna romana e grande amica del poverello serafico, era giunta alla Porziuncola, portando al santo, tra l'altro, i gustosissimi «mostaccioli romani».
Francesco, sentendone il profumo, si ricordò di frate Bernardo e disse ai presenti: "Questo dolce piacerà e farà bene a frate Bernardo; ditegli che venga subito".
Bernardo, prontamente accorse, e sedutosi al bordo del capezzale, si abbandonò a una conversazione piena di emozione, e infine supplicò il santo: "Padre, ti prego che tu mi benedica e mi mostri il tuo amore, poiché se mi mostrerai il tuo affetto paterno, credo che Dio stesso e tutti i fratelli mi ameranno di più".

Francesco, ormai completamente cieco, udiva le parole del suo primo compagno, ma non riusciva a vederlo.
Accanto a frate Bernardo era frate Egidio, così che, nello stendere la sua mano per la benedizione, la pose, per sbaglio, sulla testa di quest'ultimo; disse però subito: "Questa non è la testa del fratello Bernardo!".
Allora frate Bernardo gli si accostò, e Francesco, con la palma aperta sulla sua testa, diede con una certa solennità l'incarico a uno dei presenti: 2Scrivi quello che ti detterò".
E quando l'amanuense fu pronto, continuò: "Il primo fratello che il Signore mi ha dato è Bernardo. Fu lui che cominciò a osservare perfettamente il Vangelo, distribuendo ai poveri tutti i suoi averi. Per questo e per gli altri suoi meriti, sono obbligato a prediligerlo tra gli altri frati di tutto l'Ordine. Voglio quindi e ordino, in quanto posso, che chiunque sarà ministro generale lo ami e lo onori come me stesso. Anche i ministri e tutti i fratelli dell'Ordine lo trattino nel modo che tratterebbero me".

Con queste parole, stracolme d'affetto, Francesco non solo riconosceva un diritto di primogenitura, ma canonizzava inoltre, di fronte a un futuro che prevedeva burrascoso, un modello di fedeltà radicale al suo carisma.

Anche dopo la morte del santo, Bernardo non disattese, assolutamente, alle direttive di Francesco.

Riferendosi a frate Bernardo, il secentesco Iacobilli, sull'autorità dei più accreditati cronisti francescani, narra:
«Si dilettava assai nell'astinenza, e parsimonia de' cibi; e nella mensa non si cavava la fame; ma di tutte le cose, che si ponevano avanti, ne prendeva solamente un poco; dicendo la vera astinenza consiste d'astenersi delle cose, che piacciono. Venne in tanto alto grado di contemplatione; che tal volta dalla mattina per tempo fino all'hora di Nona rimaneva insensibile, e poi ritornava in sé, e diceva con grand'ammirazione: "O fratelli, nessuno si trova in questo Mondo tanto grande, e nobile, che se gli prometteste un palazzo pieno d'oro, non sollecitasse andar ad acquistarlo quanto prima" .
Per lo spatio di quindeci anni andò sempre con la faccia, e con la mente elevata in alto a Dio, e tal volta andava venti, e trenta giorni solo per i monti; contemplando Dio, e si scordava spesso delle cose necessarie.
Vedendo l'Ordine cominciar a largharsi, per mezzo di detto F. Elia Generale, dando luogo all'ira; si ritirò in un Monte; dove era fatto un picciolo Eremitorio di foglie, e rami d'alberi, si diede tutto all'oratione, e contemplatione, et in esso dimorò due anni; e per fino all'anno 1240 che Papa Gregorio nono fece renuntiar il Generalato a F. Elia per i suoi demeriti. Pervenne a tant'altezza di contemplatione, e d'intelligenza delle cose celesti, che Teologi insigni veniano a lui per la dichiaratione di ardue questioni, e l'esplicationi de' luoghi della Sacra Scrittura.
Finalmente piacque a Dio richiamarlo a sé nel Convento di s. Francesco dentro Assisi, adì 10 di luglio 1241, illustre de' miracoli. Essendo vicino a morte; vennero a visitarlo molti frati, che lo veneravano d'affetto paterno; e frà gli altri il B.F. Egidio, altro compagno di s. Francesco; il quale entrando nella stanza, dove stava infermo, con grand'allegrezza gli disse: "F. Bernardo Sursum corda". Egli subito con giubilo gli rispose: "Habemus ad Dominum". Subito, che cominciò a peggiorare, volse, che stasse sempre appresso di sé un sacerdote; acciò quando gli occorresse nella mente, cosa, che gl'aggravasse la coscienza, potesse subito confessarsene.
Ridotto all'estremo, e ricevuti li santissimi Sacramenti; disse agli astanti: "Carissimi fratelli, io mai sono stato frate minore, se non nelle mie tentationi; in quelle sempre io ho trovato Dio, che m'ha aiutato. Io però sento nell'anima mia, che se guadagnassi mille Mondi, non vorrei mai haver lasciato di servir Dio. Priego voi ad amarvi insieme".
E poi rese l'anima a Dio; e rimase la faccia sua splendente, et allegra, come che ridesse; et il corpo divenne candido come neve; e fu sepolto con molta veneratione in detta Chiesa di san Francesco, riposando sotto l'altare della Concettione della B. Vergine»
(L. Iacobilli, Vite, tomo II, p. 23).

Questa è la stupenda vicenda di frate Bernardo di Quintavalle, primo compagno di Francesco d'Assisi: prima cavaliere e nobile assisiate e, successivamente, santo cavaliere e nobile di Cristo!!!