Filippo Longo

 

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Molto discussa è la natalità di frate Filippo Longo: alcuni ritengono fosse di Mandria, borgo ai piedi del Subasio; altri sostengono fosse del contado di Perugia; altri di Atri, paese della provincia di Teramo, in Abruzzo; altri ancora reatino, e precisamente di Castel S. Savino, borgo esistente, nel Medioevo, sul monte Izzo, limitrofo al santuario di Fontecolombo.

«Fù cognominato Lungo, per esser di statura lunga, e grande; nel modo che il B. Morico altro suo compagno, e già anche Crocifero come lui, fù cognominato Piccolo, per esser di statura piccola» ((L. Iacobilli, Vite, I, p. 321).

Frate Filippo, stando alle fonti, fu il settimo compagno di Francesco: «finalmente il loro numero divenne sette con frate Filippo, al quale il Signore aveva toccato e purificato le labbra con il carbone ardente, così che parlava di Dio con mirabile dolcezza. Interpretava la Scrittura, spiegando il significato più recondito, senza aver studiato nelle scuole, simile a coloro che i principi dei Giudei disprezzavano come ignoranti e illetterati [gli apostoli]» (I Cel., n. 25).

«Allora - continua il Celano - il beato Francesco li radunò tutti insieme e dopo aver parlato loro a lungo del Regno di Dio, del disprezzo del mondo, del rinnegamento della propria volontà e della soggezione in cui bisogna tenere il proprio corpo, li divise in quattro gruppi, e disse loro: "Andate, carissimi, a due a due per le diverse parti della terra, annunziando agli uomini la pace e la penitenza in remissione dei peccati: e siate pazienti nelle tribolazioni, sicuri che il Signore adempirà il suo disegno e manterrà le sue promesse. A chi vi interroga rispondete umilmente, benedite chi vi perseguita, ringraziate chi vi ingiuria e vi calunnia, perché per mezzo di costoro si prepara a noi il regno eterno". Or essi, ricevuto con gioia il precetto della santa obbedienza, si prostravano a terra davanti a San Francesco; ed egli, abbracciandoli teneramente, diceva ad ognuno: "Riponi la tua fiducia nel Signore, ed Egli avrà cura di te". Così diceva tutte le volte che mandava qualche frate all'obbedienza» (I Cel., n. 29).

Francesco ebbe grande stima per frate Filippo; dal processo di canonizzazione di s. Chiara si apprende che il poverello di Assisi, nei suoi incontri con la futura «reclusa di S. Damiano», era solito farsi accompagnare da Filippo, il quale non restava passivo ascoltatore delle loro conversazioni, ma vi prendeva parte attiva: «Frate Filippo faceva similmente []a Francesco]» (Proc. 17, 3).
E, successivamente, nel trasferimento di Chiara dal monastero di S. Paolo di Bastia a quello di S. Angelo di Panzo, fu presente ancora frate Filippo: «da poi santo Francesco, frate Filippo e frate Bernardo la menarono alla chiesa de Santo Angelo de Panzo» (Proc. 12).

Questo frate si rivelerà sempre un particolare sostenitore delle sorelle di S. Damiano.
Cecilia di Gualtieri Cacciaguerra riferisce, infatti, di essere entrata nell'Ordine «per le esortazioni de essa madonna Chiara e de la bona memoria de frate Filippo» (Proc. 6,1).

Frate Filippo Longo, oltre al carisma della contemplazione, dell'interpretazione delle scritture, della particolare capacità di vivere una silenziosa apertura a Dio e di rendere accessibile agli uomini il nocciolo delle scritture, possedeva il particolare carisma per la predicazione; lo troviamo a predicare in S. Damiano (cf. Leggenda di S. Chiara, n. 37); lo incontriamo nella Marca d'Ancona, a riscaldare gli animi di un gran moltitudine di folla.

Il cap. XLV dei Fioretti, trattando della conversione di frate Giovanni della Penna, narra che il giovane marchigiano, dopo una visione premonitrice, si diresse in S. Stefano (Marche), dove una numerosissima folla era in attesa di udire una predica. «E colui che vi dovea predicare era un frate ch'avea nome frate Filippo, il quale era uno dei primi frati ch'era venuto nella Marca d'Ancona (…). Monta su questo frate Filippo a predicare, e predica divotissimamente non con parole di sapienza umana, ma in virtù di spirito santo di Cristo, annunziando il reame di vita eterna (…)» (Fioretti, cap. XLV).

Nel 1219, frate Filippo Longo, scrive lo Iacobilli: «fù eletto il primo Confessore, Visitatore, Correttore, e Presidente delle monache di S. Damiano, dette poi di S. Chiara» (L. Iacobilli, Vite, I, p. 322).
Francesco era allora in Terra Santa. Certamente fu lo stesso cardinal Ugolino a conferire la carica a frate Filippo, al fine, probabilmente, di avere un proprio controllo sull'Ordine delle «Povere Dame».
Tale fatto suscitò l'ira di Francesco, il quale, tornato dalla missione in Oriente, destituì immediatamente Filippo da quell'incarico. Francesco credeva che la nomina di un frate, quale superiore delle «Recluse di S. Damiano», fosse il sintomo di uno sviluppo infausto e irreversibile della sua fraternitas: «I miei frati proprio per questo sono chiamati Minori, perché non presumano di diventare maggiori» (II. Cel., n. 148).

Dopo la morte di s. Francesco, frate Filippo, tra gli anni 1228 e 1246, sarà nuovamente visitatore delle «Povere Dame», per disposizione del papa.

Più tardi, rinunciato all'incarico, si ritirò nel romitaggio di Greccio, dove, in compagnia dei famosissimi Tre Compagni di Francesco (i frati Leone, Angelo e Rufino), contribuì alla raccolta di materiale biografico sul santo assisiate.

Successivamente fu inviato dai superiori in Francia, dove, in ogni luogo da lui visitato, attesta lo Iacobilli, «con mirabil fervore predicava, e lasciava segni delle sue grandissime virtù; et in fine, chiaro di miracoli, morì in Monte Ferrando, Città d'Arvernia, Provincia della Francia: ancorché alcuni Scrittori asseriscono esser morto in Perugia, e sepolto in un Monastero di Monache: il che non si trova vero: ma ben verissimo riposarsi in detto luogo d'Arvernia in Francia. La sua morte seguì adì 14 di Marzo l'An. 1259» (L. Iacobilli, Vite, I, p. 322).