Frati Minori in Italia

 

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Il Francescanesimo sorge in Italia, nel suo centro: l'Umbria, in un periodo in cui sta sorgendo anche la civiltà italiana: lingua, letteratura, arte, confluiranno, dopo essersi alimentate al Francescanesimo, a renderlo più popolare, diffuso, ammirato!

Il Movimento di frate Francesco si diffonde dall'Umbria all'Italia: tanti paesi si vantano di quel passaggio, di un convento da lui toccato o fondato, di una grotta o di un romitorio, dove il il santo assisite abbia sostato.

Un Movimento che in pochi anni (1208-1221) ingloba 5.000 membri; oltre alle tante Clarisse e le migliaia di Penitenti e Terziari francescani di cui parla subito un estraneo, il vescovo Giacomo da Vitry.

Il Movimento francescano esce anche dall'Italia, ma resta psicologicamente un «Movimento italiano».

Generalmente, i Francescani provengono da estrazione popolare, pur potendo documentare adesione da parte di ricchi, di nobili e del clero.

Giacomo da Vitry sottolineava, già agli inizi:
«Non c'è terra cristiana nella quale non abbiano fratelli» (Historia occidentalis, 32).

Non c'è terra e non c'è ceto, da cui non si possa provenire, per diventare francescani, soprattutto nei momenti forti: quelli dell'istituzione (sec. XIII) e poi quello della rinascita, attraverso l'Osservanza (sec. XV).

Dante Alighieri sembra affermare che il clima più adatto per la vitalità, possa essere l'Italia, quando attesta che, davanti all'esperienza fatta da Francesco all'estero (missioni in Oriente), quasi inutilmente, «e per trovar a conversione acerba troppo la gente, per non stare indarno, reddissi al frutto dell'italica erba» (Par. XI, 103-105); quasi che l'Italia fosse il giusto prato ove poter far sviluppare quest'albero.

E come in Italia il Francescanesimo trova il suo humus propizio, così la stessa Italia trova nel Francescanesimo il suo strumento, per risolvere i suoi sforzi di rinnovamento, che la stanno tormentando da secoli: si pensi ai tentativi di riforma, che possono datarsi da Gregorio VII, e che sfociano con Gregorio IX, tra papato e impero.

E' un equilibrio italiano, che emerge contro l'esasperazione dell'evangelismo e del pauperismo ad oltranza, che preme dal di là delle Alpi.

Il travaglio durerà per secoli, ma troverà il momento più vero, più limpido, più puro, più risolutivo nel Francescanesimo del Quattrocento (l'Osservanza), che è l'esito storico più bello, ed è, nello stesso tempo, il momento più glorioso e più importante, forse, della storia d'Italia.

Si pensi all'Umanesimo e all'apporto dato dallo sviluppo del Francescanesimo, con la sua predicazione, la sua arte, la fondazione dei «Monti di pietà», la soluzione delle lotte sociali.

Dall'Italia, giunge una soluzione per il mondo e per la Chiesa.
Il Francescanesimo è più impegnato che altre istituzioni nei problemi della vita associata; si pensi al suo realismo, alla sua «praxis», di fronte alle idee e alle dottrine dei Domenicani.

Il Francescanesimo ha un rapporto diretto con la Chiesa (vd. istituzione del «Cardinale protettore») e più ampio: si pensi alla fermentazione che esso induce attraverso il laicato; il Terzo Ordine Francescano (Ordine Francescano Secolare) porta a maturazione il problema che si sta affacciando alla ribalta della storia con i vari gruppi di «penitenti» e con gruppi maschili e femminili di «incarcerati» e di eremiti.

Dal Trecento al Seicento, questi gruppi troveranno la loro stabilità nei conventi-monasteri maschili e femminili francescani e nelle varie «Riforme» del Francescanesimo.
Ci sarà qualche punta di esasperazione, poi si tornerà alta pacificazione e all'ortodossia.

L'Umbria, in particolare - indiscutibile e orgogliosissima «mater» del Francescanesimo -, non avrebbe il fascino irresistibile per milioni di persone, di ogni età, di ogni cultura, di ogni nazione e - senza dubbio - di ogni religione, se non vi fosse nato, in un paese sperduto alle falde dell'Appennino centrale, un uomo come Francesco d'Assisi.
Senza dubbio alcuno, in essa, non vi sarebbero sbocciati tanti artisti, letterati, poeti, né vi sarebbero confluiti, se non si fosse trattato di cantare, di immortalare, con la penna, i pennelli, gli scalpelli, la pietra, il legno o qualunque altra materia, questa figura, la cui epopea «meglio in gloria di ciel si canterebbe».

Ma quanto appena detto per l'Umbria, anche se in tono leggermente minore, vale per l'intera Italia, per tutti quei luoghi lustrati dalla presenza del poverello di Assisi e, successivamente, dei suoi frati!

Dovunque Francesco sia passato e la sua ruvida tonaca e i suoi piedi scalzi, contrassegnati dalle piaghe del Cristo, abbiano toccato il suolo, è fiorita l'arte e la poesia, oltre che la santità.


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Di seguito verranno trattate le attività dei Frati Minori in Italia attraverso i secoli, presentate da specialisti delle varie Provincie francescane italiane, per iniziativa del p. Luciano Canonici (ofm) e di Paolo Rossi (storico, archivista).

Vista la vastità dell'argomento trattato, nell'introdurre gli «articoli» procederemo dando priorità alle Vs. richieste, che potrete inviare, previa messaggio a:

mail: archivistapaolo@gmail.com

 

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