Il Quattrocento

 

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Il Quattrocento è animato da un vero rifiorimento serafico: accanto allo scisma, sorge l’Osservanza: famiglia che non è innovazione o rivoluzione, ma riforma, nel senso di ritorno alla Regola.

Questo movimento, iniziatosi con Paoluccio dei Trinci nel 1368, fiorì e si propagò in questo secolo, particolarmente per opera di s. Bernardino da Siena, s. Giovanni da Capestrano, s. Giacomo delle Marche e il b. Alberto da Sarteano: comunemente considerati come le «Quattro colonne dell’Osservanza».

Prima che essa si affermasse, dovette superare molti ostacoli, essendo sorti tra Conventuali ed Osservanti dei forti contrasti.

Dopo la bolla di Martino V «Ad Statum Ordinis» (1430), che, più delle altre precedenti dispense, concede al generale dei Minori ampia facoltà di riscuotere rendite da beni stabili, le due correnti che fin dall’inizio solcavano l’Ordine, si separano di fatto, e il nome di Conventuali più precisamente designa tutti quei Francescani che seguivano la Regola secondo le concessioni dei pontefici, in confronto all’altro nome di Osservanti, assunto da quelli che volevano ricondurre l’Ordine al rigore della Regola «sine glossa» e del Testamento di s. Francesco.
In questo secolo, i Conventuali furono detti «Frati della comunità», perché vivevano una vita comune con dispense.

Non sono, poi, da confondersi gli «Osservanti della comunità» con gli «Osservanti della famiglia». I primi erano Conventuali riformati, ma rimasti sempre sotto l'immediata giurisdizione dei superiori Conventuali.
I secondi erano governati da propri vicari provinciali e da un proprio vicario generale, eletto da loro, ma confermato dal ministro generale: erano detti «della famiglia», perché divisi in due famiglie: «Famiglia cismontana» (di qua dai monti: Italia, Oriente, Austria, Ungheria, Polonia) e «Famiglia ultramontana» (di là dai monti: Francia, Spagna, Germania, etc.).

Dopo la seconda metà del Quattrocento, sorsero altre piccole congregazioni francescane: i Clareni, gli Amadeiti, i Colettani, i Villacreziani, gli Scalzi.
Alcune si estinsero subito; altre ebbero vita più duratura.

 

Ostacoli dell'Osservanza

All'inizio del sec. XV, gli Osservanti francesi furono privati del loro commissario generale. Essendosi appellati al Concilio di Costanza (1415), per perorare la loro causa, ottennero l’autorizzazione di eleggersi da se stessi non solo i vicari provinciali, ma anche il vicario generale.
Questo decreto fu, poi, confermato da Martino V nel 1420, ed esteso agli Osservanti spagnoli e delle altre Provincie ultramontane.

Gli Osservanti d’Italia e delle provincie cismontane, continuarono a reggersi col loro commissario, nominato direttamente dal ministro generale.
Tale carica fu occupata, dopo la morte di Paoluccio dei Trinci, dal b. Giovanni da Stroncone nel 1390 e da s. Bernardino da Siena nel 1427, ma questo soltanto per gli Osservanti dell’Umbria e della Toscana, perché per le Marche e per le altre provincie d’Italia vi era un altro commissario.

I Frati della Comunità o Conventuali, quando si accorsero che l'Osservanza si consolidava e si propagava rapidamente dappertutto, che aveva ormai molti conventi ed eremi, tra cui quelli più importanti della Porziuncola (1415) e della Verna (1420), e che a poco a poco tendeva ad avere un governo autonomo, come già era avvenuto in Francia, dove il Concilio di Costanza (1415) aveva concesso l’autonomia dei vicari provinciali, immediatamente soggetti ad un vicario generale eletto dagli stessi Osservanti, incominciarono ad opporsi e ad ostacolarne la propagazione, provocando, da parte di Martino V, un decreto che proibiva all’Osservanza di fondare case, là dove già esistevano conventi di religiosi mendicanti.

Gli Osservanti, rattristati da tale provvedimento, cercarono di difendersi.
Il papa indisse allora ad Assisi (1430) un Capitolo generale, per una concorde restaurazione ed unione tra Osservanti e Conventuali, dando a s. Giovanni da Capestrano l’incarico di redigere un testo unico di Costituzioni, che furono poi presentate al Capitolo ed approvate; si ebbe così quell’accordo tanto auspicato.

Sia gli Osservanti che i Conventuali s’impegnarono con giuramento, di osservare fedelmente le nuove Costituzioni, dette «Martiniane».
Lo stesso neo-generale, Guglielmo da Casale, giurò di vivere secondo la purezza della Regola, senza alcuna dispensa; mentre gli Osservanti rinunziarono ai loro vicari.

Ma l’accordo fu brevissimo, perché, poco dopo quel formale impegno, i Conventuali (lo stesso generale incluso) si pentirono del giuramento dato, ne chiesero la dispensa ed ottennero dal papa, con la bolla «Ad statum» del 23 agosto di quell'anno (1430), di poter ritornare allo stato di prima: di potere, cioè, ricevere e ritenere i beni immobili.
Fu dopo la suddetta «bolla martiniana» che le due correnti - Osservanti e Conventuali - si separarono di fatto, facendo sfumare ogni tentativo di riforma e di unione.

 

Propagazione dell’Osservanza

Svanita così quella concordia tanto sospirata, s. Giovanni da Capestrano si rivolse ad Eugenio IV, successore di Martino V, e lo pregò di ristabilire l’Osservanza, permettendo che fosse nuovamente governata da propri vicari.
La petizione fu dal papa favorevolmente accolta, con promessa di dare volentieri il suo appoggio ed il suo aiuto.
Nominò lo stesso Giovanni da Capestrano commissario apostolico per tutti gli Osservanti cisalpini (carica che il Capestrano mantenne dal 1431 al 1438) ed annullò la bolla «Ad statum», favorevole ai Conventuali; ma, per ragioni prudenziali, dovette poi riconfermarla nell’anno seguente (1432).

L’Osservanza, pertanto, si estendeva sempre più anche nelle provincie europee.
In Spagna e Portogallo procedeva sporadica; in Francia, invece, era molto più compatta ed organica, specie dopo la concessione dell’ indipendenza, ottenuta dal Concilio di Costanza (1415) e confermata da quello di Basilea (1435).
In Germania fu introdotta verso il 1426; mentre in Ungheria esisteva dal 1380.

Nel 1438 s. Bernardino fu nominato vicario generale, con pieni poteri ed autorità su tutti gli Osservanti d’Italia.
Fu lui il primo vicario generale dell’Osservanza cismontana.
Egli dapprima aveva cercato di declinare un così pesante e delicato ufficio; ma dovette sottomettersi alla decisione dei superiori.
Scelse, come sua residenza ordinaria, la Capriola vicino Siena.
Da questo luogo di solitudine, egli diresse e governò sapientemente l’Osservanza per lo spazio di quattro anni, infiammando i cuori di fervore serafico.
Più volte aveva tentato di dimettersi; ma le sue dimissioni non furono accolte dal papa: gli fu concesso soltanto di scegliersi un coadiutore, che lo aiutasse e lo assistesse nel suo governo.
Il santo scelse allora (1441) Giovanni da Capestrano e lo istituì visitatore e commissario dell’Osservanza di Genova, Milano e Bologna.

Nel 1442, morto il generale Guglielmo da Casale, il papa Eugenio IV nominava Alberto da Sarteano vicario generale di tutto quanto l’Ordine, fino al prossimo Capitolo generale.
S. Bernardino si dimise allora, da vicario generale, e fu sospesa per quell'anno (1442) - perché giudicata inutile - l’elezione del nuovo vicario degli Osservanti, dato che il governo di tutto l’Ordine era già nelle loro mani.

Il papa, nel nominare vicario generale di tutto l’Ordine il b. Alberto da Sarteano, sperava che nel prossimo Capitolo lo eleggessero ministro generale, e così si potesse più facilmente effettuare la riforma dei Conventuali, ma le sue aspettative furono deluse.

Essendosi aperto il Capitolo generale a Padova (1443), i Conventuali escludevano dalla votazione gli Osservanti, e da soli procedevano alla nomina del generale.
L'eletto, quindi, fu uno di loro: il padre Antonio Rusconi.
Questo procedimento elettivo indispose talmente il papa, che voleva nominare un distinto generale per gli Osservanti, ma s. Bernardino e s. Giovanni da Capestrano lo dissuasero «pro bono pacis».
Fu, però, limitato il potere del generale e del provinciale sull’Osservanza, la quale, su proposta di s. Giovanni da Capestrano, fu divisa in due grandi famiglie: la Cismontana e la Ultramontana.

A ciascuna famiglia fu assegnato un proprio vicario generale: s. Giovanni da Capestrano per la Cismontana; il b. Giovanni Maubert per la Ultramontana.
Fu proibito, inoltre, il passaggio degli Osservanti al ramo dei Conventuali; mentre si permetteva ai Conventuali di passare all’Osservanza.

Il 23 luglio 1446, Eugenio IV emanava a favore dell’Osservanza la bolla «Ut Sacra Religio», con cui autorizzava gli Osservanti delle due famiglie ad eleggersi il proprio vicario generale, da confermarsi dal ministro generale entro tre giorni dalla nomina.

Molti sforzi furono fatti da parte dei Conventuali, per far annullare o mitigare la suddetta bolla, rivolgendosi ai successivi pontefici; ma ogni tentativo fu sopito energicamente dai due vicari generali: s. Giovanni da Capestrano prima, e il b. Marco Fantuzzi poi.

Callisto III, volendo riconciliare le parti, sospese nel 1456 la «Bolla eugeniana» ed ordinava con un'altra bolla «Illius cuius in pace», che gli Osservanti presentassero nel Capitolo generale tre nomi (tra questi il ministro generale doveva scegliere il vicario generale dell’Osservanza) e che i vicari provinciali partecipassero al Capitolo per la elezione del generale con voto attivo.

La soluzione non piacque ai Conventuali.
Difatti, quando due anni dopo (1458) fu celebrato il Capitolo, essi, contrariamente alle disposizioni suddette, esclusero gli Osservanti dal voto.
Il papa autorizzò allora gli Osservanti ad eleggersi per quella volta il loro vicario generale, senza alcuna ingerenza del ministro generale.

Sotto Pio II gli Osservanti venivano attaccati dai Conventuali come trasgressori della Regola, perché ubbidivano ai vicari e non ai ministri; ma il papa, rimettendo in vigore la «Bolla eugeniana», dichiarò in difesa degli Osservanti, che i loro vicari equivalevano ai ministri, secondo la mente di s. Francesco.
I suddetti contrasti si acuirono non appena fu assunto al pontificato l'ex generale dei Conventuali, Francesco della Rovere, col nome di Sisto IV.

Egli, sebbene da generale si fosse mostrato molto favorevole all’Osservanza, eletto papa, influenzato forse dal cardinale Pietro Riario, suo nipote, tentò di abolire l’Osservanza, fondendola con i Conventuali.

Il b. Marco Fantuzzi, vicario generale dell’Osservanza, ammesso dinanzi al papa, cercò di difenderla con grande fervore di spirito; ma quando si accorse che le sue difese non erano state prese in considerazione, si prostrò ai piedi del papa, estrasse dalla manica la Regola che vi teneva nascosta e, posandola a terra, esclamò: «Difendi tu stesso, o Padre s. Francesco, la tua Regola, che io più non posso», ed uscì dall'udienza pontificia ripetendo: «Salva nos, perimus, impera et fac tranquillitatem».

E la tranquillità avvenne, perché, in seguito a ciò, giunsero al papa tante lettere supplichevoli da parte dei principi d'Europa, che l’Osservanza fu lasciata in pace: essa continuò a diffondersi, prosperò e si consolidò.

 

Piccole Congregazioni

Fra queste due grandi correnti - Osservanti e Conventuali - sorsero, specie dopo la seconda metà del secolo, altre riforme di secondaria importanza.

In Italia si ebbero i Clareni e gli Amadeiti.
I Clareni furono i continuatori di Angelo Clareno.
Presero nome dal fiume Chiarenna nell’Umbria, presso il quale era eretto il loro primo convento. Erano sotto la giurisdizione dei vescovi, ma essendo stati incorporati all’Ordine nel 1483, godettero dell’esenzione e di tutti gli altri privilegi concessi ai Minori.
Nel 1486 Innocenzo VIII li sottraeva nuovamente alla giurisdizione dei superiori dell’Ordine e li rimetteva sotto quella dei vescovi, lasciando loro i privilegi dei Minori.

Gli Amadeiti, istituiti in Lombardia verso il 1460 dal b. Amedeo Meneces de Sylva, vivevano poveramente nei romitori, sotto l’immediata dipendenza del generale e dei provinciali conventuali.

Vi furono anche i cosiddetti Neutrali e Capriolanti; ma costoro non formavano delle vere Congregazioni: erano piuttosto gruppi di frati (relativamente pochi di numero) che turbavano la rinascita serafica.

In Francia fiorirono i Colettani: religiosi riformati da s. Coletta ad un regime di vita molto austero. Essi dipendevano dai superiori conventuali.
Il loro primo convento fu quello di Dole, riformato da s. Coletta nel 1412.

Nella Spagna furono fondati dal b. Pietro di Villacreces, i Villacreziani: anch’essi di vita eremitica e penitente.
Ebbero inizio alla fine del Trecento, ma soltanto nel 1417 ottennero da Martino V tutti i privilegi che il concilio di Costanza aveva concesso agli Osservanti di Francia.
Tra gli aderenti a questa Congregazione emergono s. Pietro Regalato e i bb. Pietro de Santoyo e Lopez de Salazar.
Nella Spagna fiorì anche la Congregazione di Filippo Berbegal, detta Cappucciola, per la forma del cappuccio un po' strana.

Gli Scalzi spagnoli, o Descalceados, così chiamati per l’incedere scalzi (detti anche del «S. Vangelo» o del «Cappuccio», per l’uso del cappuccio acuminato e cucito all’abito) traggono la loro origine da Giovanni della Puebla; ma furono giuridicamente costituiti da Giovanni da Guadalupa, che nel 1496 ottenne da Alessandro VI il breve per l’osservanza della Regola senza le «Dichiarazioni pontificie» e senza privilegi.