Frati Minori Conventuali

 

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Anche se attualmente i Frati Minori e i Frati Minori Cappuccini li surclassano per numero e per diffusione, storicamente i Frati Minori Conventuali rappresentano il tronco originano dell'Ordine francescano, il quale rimase uno ed unico, finché il germoglio, che ebbe in Paoluccio Trinci il suo iniziatore, non diventò grande famiglia, pervenuta prima ad una larga autonomia, poi alla completa indipendenza.

E' vero che Innocenzo IV, fin dal 5 aprile 1250, e successivamente il 21 agosto 1252, a tutela della loro contrastata ma efficace attività pastorale, aveva dichiarate conventuali, cioè con le prerogative delle collegiate, le chiese dei francescani, tuttavia i frati officiatori di tali chiese, a testimonianza di tutta la documentazione ufficiale e non, continuarono ad essere detti Frati Minori, fino a quando la necessaria distinzione dall'affermata nuova famiglia dei Frati Minori Osservanti o della Regolare Osservanza, impose la prassi di chiamare Frati Minori Conventuali la Famiglia primigenia o Comunità, dalla quale, al dir dello stesso Wadding, «la riforma ... ebbe umile ma stabile inizio».

L'Ordine fondato da Francesco non sacerdote, ma solo diacono, da un'iniziale preponderanza di fratelli non sacerdoti, nei primi decenni susseguenti la morte del santo si trasforma rapidamente in un Ordine dotto e clericale.

Il piccolo drappello del primo Duecento, alla fine del secolo era salito a qualche decina di migliala di religiosi: un vero esercito, una forza straordinaria, la cui portata non sfuggì alla Chiesa, che se ne servì in tutti i settori della sua molteplice attività: pastorale, missionaria, diplomatica, sulle cattedre vescovili e su quelle universitarie.

Piccoli gruppi continuarono a vivere isolati nei romitori, come ai tempi eroici di Francesco, ma alquanto avulsi dalla vita e dall'evoluzione dell'Ordine, mentre la grande massa dei religiosi, detti anche della Comunità, era penetrata nelle città, che offrivano più vasto campo al ministero della predicazione e delle confessioni.

Questo, però, comportava la costruzione di conventi e grandi chiese, fra le quali, dopo la basilica di Assisi, si ricorderanno: quella intitolata al santo di Padova; quella dei frati di Venezia, di S. Croce di Firenze; le basiliche dedicate a S. Francesco a Bologna, Ferrara, Piacenza, Parma, Arezzo, Siena, Pisa, Palermo, Viterbo, S. Lorenzo di Napoli e Vicenza, le grandi chiese francescane di Friburgo, Cracovia, Colonia, Würzburg, Praga, ... e moltissime altre.

Anche l'istituzione degli studi, dopo quelli famosi di Parigi e di Oxford, prescrini a tutte le Province dal Capitolo di Parigi del 1292, imporranno all'Ordine attività non previste nei primi tempi, e sconosciute alla vita del romitorio.

Ma questi nuovi impegni pastorali, di organizzazione interna e di sviluppo degli insediamenti, incontrano subito notevoli difficoltà nell'osservanza dell'assoluta povertà richiesta dalla Regola.
Dato però che l'interesse della Chiesa esigeva ed apprezzava grandemente queste opere di apostolato, i papi, con ripetuti interventi, dichiarazioni, mitigazioni e favori, agevolarono quanto possibile l'osservanza della povertà, senza che l'Ordine venisse meno ai nuovi compiti imposti o richiesti.

Anche se sul piano giuridico, quegli interventi pontifici avevano tutti i carismi canonici; di fatto suscitarono crescenti recriminazioni in alcuni gruppi di zelanti-spirituali, i quali, tenacemente schierati per un'osservanza assoluta della Regola senza interpretazioni pontificie, sordi alla saggia moderazione di s. Bonavencura, dopo aver accusato l'intero Ordine di rilassatezza al Concilio di Vienna (1311-1312), finirono per negare al papa lo stesso diritto d'interpretazione della Regola, finendo poi condannati come eretici, con il nome di Fraticelli, dal papa Giovanni XXII (1317-1318).

La vera «umile e stabile riforma» si avrà nel 1368 con il b. Paoluccio Trinci, l'iniziatore dei Frati Minori Osservanti o della Regolare Osservanza, la quale in grazia ad uno straordinario sviluppo, a contingenze storiche e a virgulti minori, raggiunta la piena indipendenza nel 1517, diventerà la Famiglia più numerosa del Primo Ordine Francescano.

Mentre gli Osservanti, non senza contrasti, andarono sempre più distinguendosi dai Conventuali (fino a raggiungere la netta separazione), questi, pur cercando di eliminare gli abusi - che non mancavano -, difesero e continuarono quella norma di vita, la quale permetteva loro di assolvere degnamente le attività ormai tradizionali, che la complessa organizzazione dell'Ordine e la Chiesa richiedevano.

Individuato l'anno 1517 come punto d'arrivo di un bilancio storico, si può appurare che nei primi tre secoli, i francescani avevano già dato alla Chiesa i papi: Nicolo IV (1288-1292) (Girolamo Masci, O. Min.) e Sisto IV (1471-1484) (Francesco Della Rovere, O.F.M. Conv.).

A questi si possono aggiungere: il papa pisano Alessandro V (1409-1410) (Pitros Philargis, O. Min.).
Inoltre, fino a quella data erano stati assunti al cardinalato 19 religiosi dall'Ordine unito (O. Min.), 6 dalla famiglia già dichiaratamente Conventuale, numerosi vescovi, patriarchi e legali pontifici.

Già prima del traguardo della separazione, i Conventuali, soprattutto per la decisa volontà di Eugenio IV, avevano ceduto alla crescente Famiglia Osservante alcuni fra i più significativi luoghi francescani, santificati dalla presenza di s. Francesco e dei suoi primi compagni.
Fra questi la Verna, passata loro nel 1430; la Porziuncola, agli Osservanti nel 1415, ritornata ai Conventuali ancora per qualche anno, e ripassata definitivamente agli Osservanti fra il 1432 e il 1435.
Le Carceri, assegnate alla riforma Osservante nel 1384, ma stranamente, come documentato, fra i sec. XIV-XV abitate da Fraticelli e poi dagli Osservanti.

Lo stesso Eugenio IV, con sua bolla del 6 gennaio 1445, togliendoli ai Conventuali, passava agli Osservanti il convento romano e la chiesa di S. Maria di Aracoeli, sede della curia e del padre generale dell'Ordine Francescano.

Dopo un anno trascorso in modo estremamente precario e disagiato, nel gennaio del 1446 i Conventuali ebbero una sede veramente angusta e francescana a S. Salvatore in Onda, finché Pio II, nel 1463, per i buoni uffici del card. Bessarione, concesse loro la basilica dei SS. XII Apostoli, dove sono tuttora.

La Famiglia Conventuale, però, si mantenne ben salda alla tomba di s. Francesco e alla sua basilica in Assisi, alla tomba di s. Antonio e alla sua basilica in Padova, nelle grandi chiese dei primi secoli e nei conventi adiacenti, ove solitamente erano erette le case di studio dell'Ordine: chiese, conventi e studi, che costituivano una delle cause dirompenti e inconciliabili della divisione in atto.
Inoltre - è bene sottolinearlo - ai Conventuali di Assisi sono rimasti, da sempre, l'originale della Regola, i primi testi e i più antichi documenti del francescanesimo.

La Famiglia Osservante fu approvata e ottenne una certa indipendenza dal Concilio di Costanza del 1415.
Tale autonomia, ampliata da Eugenio IV negli anni 1431 e 1446, con il solo residuo legame dell'unico ministro generale, divenne piena e definitiva con la bolla «Ite vos» (29 maggio 1517) di Leone X, che concedeva agli Osservanti un proprio ministro generale e propri provinciali; inoltre, per privilegio apostolico, veniva concesso loro il primato giuridico nell'Ordine.

Da questo momento la storia delle due Famiglie segue percorsi paralleli, ma in totale indipendenza.
La Regola è per tutti quella di s. Francesco, ma le singole Famiglie hanno propri superiori in pienezza d'autorità e di giurisdizione; si governano con proprie costituzioni e propri ordinamenti.

Pur diminuiti di numero e di conventi, dopo la divisione del 1517, i francescani Conventuali, sempre titolari delle 34 antiche Province dell'Ordine, contavano ancora oltre 20.000 religiosi in 1200 conventi, impegnati nel servizio della Chiesa, dediti alle attività pastorali e all'apostolato scientifico.

Con il Protestantesimo persero fiorenti Province nel Nord Europa e nella Francia, subendo anche l'espulsione totale dalla Spagna e dal Portogallo (1567).
Nonostante queste perdite dolorose, i Conventuali, fra i quali erano particolarmente in auge gli studi, parteciparono alle varie fasi del Concilio di Trento con 91 padri e teologi, «quanti nessun altro Ordine ve ne aveva inviati».

Sul finire del secolo XVI, i Conventuali dettero alla Chiesa uno dei più grandi papi nella persona di Sisto V, il quale, nonostante la brevità del pontificato, ha segnato profondamente la storia della Chiesa e di Roma, per la sua volontà indomita e realizzatrice.
L'ultimo papa francescano e Conventuale fu Clemente XIV (1769-1774) (Fr. Lorenzo Ganganelli), che al momento della sua elezione era l'unico appartenente ad un Ordine religioso fra i membri del collegio cardinalizio.

Dopo la primavera dei primi secoli, per i Conventuali il Settecento fu un periodo di grande vitalità.
Ma sul finir del secolo e per gran parte di quello seguente, su di loro, come su tutti gli Ordini religiosi, si abbattè il ciclone della rivoluzione francese, della soppressione napoleonica prima, poi di quella italiana, che, a ondate successive e devastanti, sconvolsero la compagine dei più robusti e mise a repentaglio l’esistenza dei più deboli.

I francescani Conventuali furono fra le vittime più illustri di questi sconvolgimenti.
Mentre i religiosi venivano secolarizzati e dispersi, erano quasi interamente spogliati delle loro chiese e dei loro conventi spaziosi, la cui centralità li rese particolarmente appetibili e funzionali ai nuovi usi di caserme, ospedali, scuole, ricoveri, carceri, uffici amministrativi o di pubblica utilità, di cui i nuovi governanti avevano estrema necessità.
Da queste prove terribili, i Conventuali uscirono stremati e, sul finire dell'Ottocento, esattamente nel 1893, erano ridotti a 1481 religiosi, dai quali tuttavia iniziò una lenta, faticosa e provvidenziale ripresa, che non ha conosciuto soste fino ad oggi, se non nell'Europa Centrale, ove i regimi comunisti hanno quasi annientato i già numerosi conventi sorti sul finire del secolo scorso e nei primi quattro decenni di questo.

 

Santi e beati testimoni dell'Ordine

La Famiglia dei Frati Minori Conventuali si considera, come sopra accennato, in continuità storica e spirituale l'originario «Ordo Minorum» fondato da s. Francesco: si ispira, quindi e si sente particolarmente legata a tutte le figure di santità che l'Ordine, ancora indiviso, ha potuto esprimere.
Tra essi, evidentemente, giganteggia il fondatore, il santo di Assisi.
Accanto a lui non si possono dimenticare quanti hanno avviato e dato slancio al Secondo e al Terzo Ordine: s. Chiara per le Clarisse, i ss. Elisabetta d'Ungheria e Luigi IX di Francia per i laici di quello che oggi è chiamato Ordine Francescano Secolare (O.F.S.).

Tra i santi più significativi delle origini del francescanesimo e particolarmente legati alla tradizione conventuale, non si può non menzionare: s. Antonio di Padova, i Protomartiri dell'Ordine (Berardo e compagni), s. Bonaventura da Bagnoregio, i bb. Egidio d'Assisi, Tommaso da Celano, Luca Belludi da Padova, Giovanni Duns Scoto, Andrea Conti da Anagni, Odorico da Pordenone, Giacomo da Strepa, Angelo da Monteleone d'Orvieto.

A seguito della divisione del 1517, non sono mancati santi, riconosciuti e venerati dalla Chiesa, come testimoni silenziosi e anonimi.
La Chiesa ha canonizzato, nel sec. XVIII, s. Giuseppe da Copertino.
In tempi più recenti, papa Giovanni Paolo II ha elevato agli onori degli altari: s. Massimiliano Kolbe e s. Francesco Antonio Fasani.
Tra i beati si ricordano: Bonvantura da Potenza, Raffaele Chylinski, Antonio Lucci, i Martiri della Rivoluzione francese: Jean-François Burté, Jean-Baptiste Triquerie, Nicola Savouret e Louis A. J. Adam; sette Martiri polacchi e cinque martiri della Rivoluzione spagnola.

 

L'Ordine oggi

Oggi i Frati Minori Conventuali vestono un abito nero - nei paesi in cui hanno subito le soppressioni - con cappuccio e mozzetta-scapolare; mentre nelle terre di missione stanno cominciando a recuperare l'antico colore dell'abito francescano: grigio cinerino.
Continuano a custodire, tra l'altro, la basilica di S. Francesco ed il Sacro convento di Assisi; il loro principale centro di studi è la Facoltà Teologica di S. Bonaventura, a Roma; tra i centri di formazione e di cultura ci sono anche, tra gli altri, l'Istituto Teologico S. Antonio Dottore di Padova e lo Studio Generale di Rensslear, negli Stati Uniti.

La Curia generalizia dell'Ordine ha sede a Roma, presso il convento dei SS. XII Apostoli.

Al 1° gennaio 2005, l'Ordine contava 4.639 religiosi (dei quali 14 vescovi, 2.914 sacerdoti e 10 diaconi permanenti), e 654 case raggruppate in 36 province: erano presenti in 60 nazioni (5 africane, 17 americane, 8 asiatiche, 29 europee ed in Australia).