Frati Minori

 

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Per correttezza storica, va detto subito che solo con la costituzione apostolica di Leone XIII «Felicitate quadam» del 4 ottobre 1897 e la relativa riunione in un solo corpo delle quattro Famiglie degli Osservanti, Riformati, Discalciati o Alcantarini e dei Recolletti, è prevalsa, per la Famiglia riunificata, la semplice denominazione di Frati Minori, per altro non esclusiva e non monopolizzante il francescanesimo, in quanto condivisa, a pari titolo, sia dai Conventuali che dai Cappuccini.

Del resto, chi ha una certa familiarità con la bibliografia francescana, sa bene come gli scrittori delle singole riforme succitate, tenessero alla propria identità, da fregiarsene, in tutte lettere, fin sui frontespizi della rispettiva produzione libraria.

Evidentemente, in questa breve sintesi non ci si soffermerà sulla genesi o sul percorso storico di queste e di altre riforme o riformelle, assorbite poi dalla grande Famiglia dei Frati Minori.

I Frati Minori, nonostante una lieve flessione numerica, costituiscono oggi la più grande Famiglia francescana, diffusa in tutto il mondo, con presenze in tutte le nazioni.

Si è già accennato al sorgere del Movimento o Riforma della Regolare Osservanza, dovuta a Paoluccio Trinci di Foligno e iniziata nel 1368 nell'eremo di Brogliano, tra Foligno e Camerino.
A parte interpretazioni posteriori, tali inizi e la paternità del b. Paoluccio Trinci trovano concordi i più antichi storici di Famiglia, quali Giacomo Oddi, Mariano da Firenze, Bernardino Aquilano, Nicola da Fara, Luca Wadding e altri.

Alla sua morte († 1391 ), i conventini e i romitori Osservanti in Umbria erano 16, e già alcuni nella vicina regione delle Marche (Brogliano: 1368; Monteluco, Le Carceri d'Assisi, Greccio, Fontecolombo, Poggio Bustone, Stroncone, L'Eremita di Cesi, Lo Speco di Narni, La Scarzola, Giano: tutti 1370; Monteripido: 1373; La Rocchicciola, S. Damiano, Farneto, Montegiove di Perugia: tutti 1380).

Come evidente, i primi conventini e romitori del b. Paoluccio e dei suoi seguaci, già abbandonati o scarsamente abitati che fossero, erano preesistenti, e furono concessi loro dai frati della Comunità, detti poi Conventuali.

Senza potervi insistere, merita un particolare ricordo il convento di S. Bartolomeo di Marano presso Foligno (1415), perché fu il primo non ricevuto, ma costruito appositamente per loro, e perché, in qualche modo, può già indicare, non un'inversione di tendenza, quanto piuttosto, senza rinunciare ai romitori, la riconsiderazione di una vita, che forzando vedute anguste e interne resistenze, non poteva escludere dai propri programmi l'apostolato della predicazione e della confessione, e perciò un necessario riaccostamento alla preparazione e allo studio indispensabile a tale apostolato, studio pregiudizialmente ripudiato assieme ai grandi conventi e alle chiese cittadine, visti come deviazioni e ostacoli alla primitiva semplicità e alla purezza degli ideali francescani, specialmente della povertà.

Le riforme Osservanti (Italia, Francia, Spagna, Portogallo) furono approvate dal Concilio di Costanza con la Costituzione apostolica «Supplicationibus personarum» del 23 settembre 1415.

Le due bolle pontificie di Eugenio IV: «Vinca Domini» (15 marzo 1431) e la successiva «Ut sacra» (11 gennaio 1446), avviavano la nuova Famiglia ad una larga autonomia e indipendenza dalla Famiglia ufficiale dell'Ordine, che da questo momento, per le sue specifiche connotazioni, incomincia ad essere distinta con la qualifica di Conventuale.

Intanto la Famiglia dell'Osservanza si sviluppava notevolmente sia in Italia che nelle nazioni ultramontane; ma chi consolidò le strutture della riforma e gli conferì una forte organizzazione interna, furono le cosiddette quattro «Colonne dell'Osservanza»: s. Bernardino da Siena, b. Alberto da Sarteano, s. Giovanni da Capestrano e s. Giacomo della Marca.

Con questi religiosi santi e dotti, animati da una sincera volontà di reinterpretare genuinamente gli ideali di s. Francesco nel loro tempo, la loro Famiglia conobbe una straordinaria fioritura nella santità e nell'apostolato.

Crebbe e si diffuse rapidamente; per il loro esempio, ma soprattutto in forza del loro energico e illuminato governo, salvo i casi più meritevoli, iniziò l'esodo dai romitori e, superate renitenze e qualche contrasto, si ritornò agli studi, presupposto indispensabile al grande apostolato popolare, missionario, caritativo e sociale, nel quale ottennero, ovunque, frutti degni del primo francescanesimo e così generosi come mai più dopo di allora.

Oltre a numerosi interventi di pacificazione e alla predicazione popolare in efficacissime missioni, nelle quali si distinsero i suddetti santi e una folta schiera di confratelli, alla Famiglia Osservante, specialmente al b. Bernardino da Feltre, a frate Barnaba da Terni, a frate Andrea da Faenza e ad altri, va riconosciuta la singolare benemerenza di essere entrati anche nel sociale, promovendo e diffondendo l'istituzione dei Monti di Pietà e dei Monti frumentari, per venire incontro ai ceti più deboti e combattere la piaga dell'usura.

Quanto alle mutue relazioni fra la Comunità Conventuale e la nuova Famiglia prorompente di vitalità e sostenuta inizialmente dall'Ordine stesso, da un ampio consenso della Chiesa e del popolo, dalla protezione di principi e di governi cittadini, a rigore di storia, si ritiene, assodato nei Conventuali la difesa a oltranza di una vita stabilizzata nell'osservanza della Regola, specialmente della povertà, con le mitigazioni e le agevolazioni pontifìcie, senza le quali ritenevano di non poter reggere e continuare il cumulo delle attività di studio e di apostolato che la Chiesa stessa chiedeva loro.
Dall'altra parte, anziché reprimere ed eliminare abusi reali ed evidenti, risultò sempre più determinata la volontà di eliminare totalmente questa forma di vita ormai secolare, cui non erano mancati frutti copiosi, e che ancora operava, intensamente e in piena legittimità, in seno alla Chiesa.
Alla difficile conciliazione delle opposte tendenze non giovarono sicuramente alcuni maldestri tentativi di riforma forzata, l'eccessiva orchestrata insistenza sulle trasgressioni conventuali e la conseguente imposta cessione di chiese e conventi, quando non l'occupazione violenta degli stessi.

Ad anticipazione di vicende future, neppure va taciuto che in seno alla stessa Famiglia Osservante erano già sbocciati virgulti minori (Capreolanti, Amadeiti, Frati della Cappucciola, Discalciati, Coletani, i rientrati Clareni, etc.), via via riassorbiti, e non sempre cordialmente, dalla Regolare Osservanza.

Tutte circostanze che, in concorrenza ad altre, determineranno il fallimento di ogni tentativo di ricomporre in unica Famiglia il Primo Ordine Francescano, che in forza della bolla «Ite vos» di Leone X (29 maggio 1517) rimarra, definitivamente diviso in Frati Minori Conventuali e Frati Minori Osservanti o della Regolare Osservanza, ai quali ultimi veniva conferito anche quel primato giuridico e di precedenza, che in virtù del primato storico, fino a quella data era stato dei Minori Conventuali.

L'anno 1517 trovò la Famiglia Osservante già attestata al primo posto nella graduatoria dei numeri, con 1.500 conventi e circa 30.000 religiosi, impegnati in un'intensa attività pastorale, caritativo-sociale, missionaria anche nel Nuovo mondo, e ora anche scientifica, come richiesto dalla formazione di questo autentico esercito di figli di Francesco.

Con il morire del sec. XV, si può dire conclusa la Stagione aurea dell'Osservanza, che ora, sotto la spinta della numerosa Famiglia, non rifugge più dagli studi, come appena qualche decennio prima; non recrimina i conventi capaci e le grandi chiese, che anzi accetta e costruisce in proprio, senza particolare difficoltà: si ricordano S. Bernardino a l'Aquila e a Verona, S. Francesco a Padova, S. Maria degli Angeli in Assisi, l'Annunziata a Parma, S. Maria di Campagna a Piacenza, lo splendido soffitto incagliato ed esuberante d'oro di Aracoeli (1571), e molte altre.

Le conseguenti nuove esigenze non poterono non interferire con il rigore di un'Osservanza regolare, in più di un caso anche in materia di povertà, che abbisognò quindi di temperamenti e mitigazioni conforme imponeva il progresso dei tempi e dell'istituzione.
Certo non si vuole qui chiamare in causa il mito o l'ossessione delle origini, quanto piuttosto invocare la dovuta attenzione a quei corsi e ricorsi che si riscontrano frequenti anche nel cammino del francescanesimo storico.

Non è infatti trascorso un anno dall'«Ite vos» di Leone X, con la quale la Famiglia Osservante ha conseguito indipendenza piena e primato giuridico, che dal suo tronco sboccia la nuova riforma dei Frati Minori Riformati o della più stretta Osservanza, che verrà approvata da Clemente VII con la bolla «In suprema» (16 novembre 1532).

A breve data, sempre dall'Osservanza, i Frati Minori Cappuccini, sorti nel 1525 e dallo stesso pontefice approvati il 3 luglio 1528 con la bolla «Religionis zelus».

La Famiglia si arricchisce ancora delle riforme degli Alcantarini e dei Recolletti, tutte ufficialmente riconosciute dalla Chiesa.
Le motivazioni profonde di questo pullulare di riforme vanno ricercate nella costante attenzione agli stimoli animati dall'unico spirito del fondatore, sempre operante nel germogliare di questi rami nuovi, tutti intesi a rinverdire propositi antichi ma sempre vitali.

Ad eccezione dei Cappuccini, che soli e con perseverante tenacia riuscirono a conquistarsi autonomia e totale indipendenza, le altre riforme, pur con larghe concessioni, libertà di movimento e fisionomia propria, rimasero operanti in seno alla grande Famiglia dei Frati Minori Osservanti, condividendone le fatiche apostoliche, soprattutto missionarie, e distinguendosi per maggiore austerità di vita e più intensa spiritualità.

Furono pionieri nel Nuovo mondo, specialmente nell'America Latina, ove sono tuttora molto numerosi e costituiscono una forza portante della Chiesa cattolica.

Anch'essi, specialmente nel secolo scorso, furono vittime del furioso ciclone, che, dalla rivoluzione francese, in varie ondate soppressive, si abbattè devastante su tutte le corporazioni religiose.
Ma la forte vitalità interna, la pronta istituzione di nuovi Collegi serafici, del Collegio Internazionale Romano (1890) per gli studi superiori, l'erezione di nuove Province, il recupero dei vecchi e l'apertura di nuovi conventi, assicurò loro una forte ripresa e una presenza ancora numerosa e di grande prestigio.

Intanto Leone XIII, con la sua bolla «Felicitate quadam» del 4 ottobre 1897, riuniva sotto un solo governo e unica legislazione gli Osservanti, i Riformati, gli Alcantarini e i Recolletti, con la semplice, comune e unica denominazione di Frati Minori.
Ma cause diverse, anche politiche e nazionali, resero incerta e parziale quella riunione o fusione, cui rivolse la sua attenzione anche Pio XI negli ultimi anni del suo pontificato e che realizzò Pio XII nel 1940.

Dalle loro file, oltre a quelli che hanno in comune le altre famiglie francescane, numerosi santi e beati hanno illustrato il firmamento serafico.
Fra i più noti abbiamo già ricordato s. Bernardino da Siena, s. Giovanni da Capestrano e s. Giacomo della Marca; a questi possiamo aggiungere i ss. Francesco Solano, Pietro d'Alcantara, Pasquale Baylon, Leonardo da Porto Maurizio, Carlo da Sezze e altri.

Al 1° gennaio 2005, i francescani OFM professi di voti perpetui erano 13.567 (dei quali 7 cardinali, 11 arcivescovi, 94 vescovi, 10.559 sacerdoti, 63 diaconi permanenti e 551 candidati al sacerdozio e 2.282 fratelli laici), i professi di voti temporanei 1.766 ed i 462 novizi, per un totale di 15.795 membri.